La storia di Ferry

15 May 2020 Mario Zerbini

La storia di Ferry

Mi chiamo Ferdinando e ho 60 anni, di strada ne abbiamo fatta da allora ma tutte le volte che mi guardo indietro mi convinco sempre piu dell’importanza che ha avuto nella mia formazione di uomo adulto l’esperienza vissuta al collettivo Stadera negli anni del “movimento”.

Voglio volutamente tralasciare la parte politico/istituzionale tra l’altro ben illustrata da Mario, fare un piccolo appunto sul sentimento che ci pervadeva , sembrerà scontato ma quel luogo impersonificava esattamente l’atmosfera di quel periodo , i “frequentatori “ provenivano da diverse classi sociali , essendo il collettivo ubicato in un territorio di confine tra l’edilizia popolare di Via Palmieri/Barrili ed una zona un po’ piu borghese , Pezzotti e dintorni per intenderci , tra tutti però c’era un collante magnifico che era la comunione di un ideale e la voglia di cambiare lo stato delle cose .

La fase dei dogmi stava volgendo al termine , la falce e martello rimanevano fortemente nei simboli ma si era già instaurata la consapevolezza che la battaglia andava fatta sul sociale , sui bisogni , giorno per giorno e che bisognava farlo con il sorriso sulle labbra ed il pugno duro ma non con un mitra in mano .

Le tematiche del rapporto con il genere femminile e omosessuale erano argomento di confronto quotidiano , le donne e gli omosessuali che frequentavano il collettivo avevano una gran voglia di far valere i loro diritti e questo ha portato un po tutti noi ad avere un approccio reciproco più aperto  .

Avevamo  forse capito che la nostra condizione non si sarebbe potuta cambiare con un colpo di mano ma che nella vita devi lottare quotidianamente passo dopo passo per realizzare i tuoi progetti , che la lotta non è mai finita , questo , oltre alla consapevolezza dell’importanza della condivisione con gli altri , è stato il maggior insegnamento ottenuto dalla frequentazione di Stadera .

La mia storia è quella di un ragazzo di classe media, figlio di un artigiano, cresciuto in oratorio, con tanto sole,  tanti anni fa  ……. poi si sa che la presa di coscienza ed il salto avviene con la frequentazione delle scuole superiori e così è stato. Ho iniziato a frequentare la biblioteca di quartiere Torre Villoresi. Uno spazio occupato che si faceva promotore di iniziative politico culturali nella mia zona . Lì ho stretto più profonda amicizia con Carlo, Antonio, Stefano, Alvar, Giulio, Ennio ed altri, impegnandomi in diverse lotte ed iniziative di quartiere, sostenuto l’occupazione di una fabbrica locale organizzando tra l’altro uno spettacolo di Dario Fo, osteggiato l’installazione di una fabbrica che prospettava emissioni dannose e aiutato a gestire la quotidianità delle rivendicazioni che in quel periodo era sostenuta .

Ci stavamo bene ma dopo un po’ ci sembrava tutto un po’ stretto e avevamo voglia di allargare i nostri orizzonti, così complice Sciamma e Franco che erano miei compagni di studi , abbiamo iniziato a frequentare il Collettivo Stadera, del quale loro erano già frequentatori.

Ogni santo giorno, ognuno con il suo bel soprannome:

Il Berta , un punzecchiante simpatico scorpioncello con il caschetto perenne ed uno sconsiderato amore per i Pink Floyd (quelli di Syd Barret però). Con lui, oltre la duratura amicizia, la condivisione dei primi approcci alla musica progressive.

io detto Ferry

Andonio Sacramento, un gracile tipetto Viestano con una calma innata che poteva però, da un momento all’altro, trasformare in assoluta risolutezza e che aveva il dono di farci sbellicare dalle risate raccontandoci fantasiosi aneddoti.

Giulio La Roccia, un clarinettista dallo sguardo profondo, così chiamato per via del suo fisico tarchiato e della sua proverbiale resistenza alle interminabili serate consumate in compagnia.

Tutti quanti a bordo della mitica 124 verde di Scozia, un eclettico matematico sempre attento al gentil sesso e che doveva il  soprannome alla sua innata parsimonia, tutti dicevo ci spostavamo dal piccolo quartiere natio verso la più gratificante realtà di Stadera, dove là arrivati, per un periodo iniziale, fummo appellati come quelli del Torre/ Villoresi ma in cui presto ci integrammo come singoli individui, pur mantenendo per un periodo la nostra connotazione di gruppetto, portando il nostro personale apporto alla vita sociale e dove nel corso del tempo avremmo fatto diverse esperienze politiche, amicizie molto profonde, sofferto e gioito per amori improbabili e al fine ognuno percorso la propria strada.

 

A tuttora continuo a vivere in quartiere “Stadera” e molte mie amicizie si prolungano da quel periodo , ma………

Mi piacerebbe un giorno, a bordo di una vecchia auto verde, con Il Berta, Scozia, Andonio e La roccia arrivare in Via Cermenate, dove ora c’è un negozio di capsule per caffè, e ritrovarci la stessa atmosfera e la stessa bella gente dei tempi…..Del Movimento del ’77 !